A differenza di quasi tutti i centri arcaici etruschi, in Tuscania l'aggregazione dei villaggi in un'unico centro si verifica molto lentamente, fino a stabilizzarsi dalla seconda metà del IV Sec. a.C.. Evidentemente l'intreccio dei traffici economici, che fanno capo a questo nodo viario, introduce forme e spinte culturali che, almeno a periodi alterni, promuovono l'influenza di una cultura sulle altre, rallentando l'unità fisico-politica del Centro.
Nella prima fase arcaica, Tuscania fa certamente parte del territorio di Tarquinia , la cui influenza culturale si evidenzia nell'uso frequente e massiccio delle tombe ogivali con fenditura superiore o a camera assiali, con columen rappresentato in negativo.
L'uso contemporaneo di tombe a dado e semidado inserisce Tuscania nella cosidetta cultura delle tombe rupestri di prima fase arcaica (Blera, San Giuliano, San Giovenale), ritenuta anche questa di chiara ispirazione ceretana, come quella più evidente nei tumuli a tamburo circolare della necropoli di Ara del Tufo.
Non mancano segni di altre culture, quali la Vulcente,Vulsiniese,la Chiusina e la Greca,testimoniata da notevoli reperti ceramici d'importazione, come l'oinochoe cumano ritrovato in una tomba nella necropoli delle Scalette, del quale esistono solamente cinque esempi in Italia di cui solo tre in Etruria. Dalla seconda metà del IV a tutto il III sec. a.C., il centro tocca l'apice del suo splendore: il complesso abitativo si accentra sui colli di S. Pietro, del Rivellino e di Poggio fiorentino , costituendosi in città. In questo periodo si registra l'uso massiccio del sarcofago di nenfro, per lo più con figura recumbente, che presentano nei volti una realistica ricerca ritrattistica del defunto, raggiungendo espressioni di notevole pregio che precorrono le forme e gli stili della ritrattistica romana. La penetrazione romana che si stabilizza verso il 285 a.C. con l'occupazione della Tuscia e la conseguente creazione della tribù "Stellatina", trova il çentro nella condizione ideale per essere adottato quale caposaldo a controllo del vasto territorio, di cui occupa la posizione centrale, facilitata dal potenziamento di quella direttrice stradale etrusca, che, nel 225 a.C., viene elevata al rango di Via consolare romana, con il nome di "Clodia". Con l'espansione cristiana lo sviluppo economico di Tuscania è in continuo aumento. Agli inizi del Medioevo essa appare come una fiorente diocesi, il cui Vescovo esercita la sua giurisdizione in un territorio corrispondente al quadrilatero formato dal fiume Fiora, dal lago di Bolsena, dal lago di Vico e dal fiume Mignone. La vita economica e sociale mantiene per lungo tempo un'impronta tipicamente longobarda. Ancora nel IX sec., Tuscania presenta l'aspetto urbanistico che aveva durante il Basso Impero, ma, dopo la rinascita del X secolo, la cinta muraria si allarga raggiungendo un perimetro di Km. 4,700 e l'abitato ricopre una superficie di 62 ettari. Esautorato il Vescovo dei poteri civili, inizia lentamente a funzionare il libero Comune tuscanese, con i suoi statuti e le tipiche magistrature comunali. Il XIII secolo vede Tuscania in fermento anche per le lotte intestine tra le famiglie ghibelline, i Cerasa, gli Albonetti, e quelle guelfe capeggiate dai Della Rocca, ma vede anche sorgere nuovi monumenti pubblici come il palazzo comunale del Rivellino, oggi ridotto a rudere a causa dei terremoti. Un pullulare di numerosi castelli, spasi nel territorio tuscanese (Montebello, Carcarella, Canino, Civitella, Ghezzo, Tessennano, Ancarano), stimola l'iniziativa economica dei nobili locali, che si incontrano e si scontrano senza tregua. Nel maggio del 1300 Tuscania viene occupata dalle forze del Campidoglio: è questo un episodio decisivo per la storia del Trecento tuscanese; la Città passa dalla sottomissione alla Chiesa a quella del Campidoglio, fino al 1354, allorché il Card. Egidio Albornoz la recupererà alla Chiesa. Ma con le carestie del Trecento e con la peste nera nel 1349, la popolazione diminuisce, tanto che la cerchia muraria si deve restringere, tagliando fuori il quartiere della Civita. Dal Quattrocento Tuscania diviene un modesto centro dello Stato Pontificio. La sua attività agricola, caratterizzata dalla produzione di cereali e dall'allevamento ovino e bovino, e la sua vivace attività artigianale e commerciale ricevono un colpo brutale con il sacco operato dalla retroguardia del re di Francia Carlo VIII, di ritorno dalla spedizione nel Napoletano. Il Cinque e Seicento vedono affluire una grande quantità di ricchezza derivante dalla terra e dall'allevamento. I ricchi proprietari di terre e di bestiame investono notevoli somme per costruire i loro palazzi tardo-rinascimentali. Parallelamente gli amministratori comunali decorano la città con artistiche fontane barocche e le strade vengono quasi totalmente pavimentate. Se nel Settecento non si realizzano grandi opere pubbliche, nell'Ottocento si avverte una certa ripresa economica, che si riflette anche nel campo degli scavi archeologici, ad opera di Vincenzo Campanari ed i suoi tre figli, Carlo, Domenico e Secondiano (storico della città, oltre che erudito archeologo). Il 12 settembre 1870, il Regno d'Italia eredita dallo Stato Pontificio una cittadina con una economia dignitosa, anche se non più florida come un tempo. Un forte spirito campanilistico lega sempre i cittadini, costantemente ancorati alle lontane tradizioni, concretizzatesi in sagre e manifestazioni folkloristice locali. La storia "antica" di Tuscania termina il 6 febbraio 1971, alle ore 19.09: un'ora che segna il displuvio fra due epoche: l'ora del terremoto. L'evento sismico che ha colpito Tuscania ha iniziato l'era moderna tuscanese.